Dottore mio figlio NON “MI MANGIA”
Dottore mio figlio “non mi mangia”. Questa è una frase usata
da alcune mamme appena entrano in studio. Il pediatra guarda il bambino, un
simpatico marmocchio di età variabile da 1 a 4-5 anni che non sta fermo un
momento e che, anche quando sta fermo per la visita muove le gambe o le
braccia, insomma un concentrato di forza, di energia e di vitalità.
Il pediatra pesa e misura il bambino e, nella maggior parte
dei casi, il peso e l’altezza risultano nella norma per l’età. I genitori o la
mamma e la nonna si guardano sbigottiti e dicono che non è possibile, loro
figlio non mangia niente, o quasi.
Questa è una situazione che capita abbastanza frequentemente
nell’ambulatorio del pediatra. Bambini molto vivaci che a tavola “non danno
soddisfazione” ai genitori. Anche il termine non “mi mangia” sta a dire non
mangia “per me”, ma il bambino, cari genitori, non deve mangiare per voi, ma
per lui. Ci sono effettivamente bambini che mangiano in abbondanza e riescono a
mantenere un peso nella norma, altri che tendono ad avere la “pancetta” già nei
primi anni di vita ed altri (versione non “mi mangia”) che manifestano poco
interesse per il cibo ma che, andando a vedere quanto cibo introducono,
mangiano a sufficienza ma spesso, se non sempre, in modo disordinato e
praticano diete scorrette. Non mangia a tavola ma mangia qualche “paciugo”
(merendine ed alimenti confezionati) al di fuori dei pasti o, pur di farli
mangiare assumono succhi di frutta in abbondanza (che potrebbero dare dei
problemi) oppure si degnano di mangiare se qualcuno fa il teatrino, oppure se
c’è la televisione ecc. Ci sono piccoli despoti i cui genitori, pur di vederli
mangiare, instaurano una specie di “coprifuoco” in casa, guai a parlare, tutti
fermi, non ci si può alzare, scatta una crisi di nervi ai genitori, se squilla
il telefono o se una intempestiva pubblicità interrompe lo spettacolo preferito
del marmocchio in quanto, appena succede qualcosa di questo tipo, si blocca il
“miracolo” del bambino che mangia. Il bambino ti guarda in faccia come per dire
“ma come faccio a mangiare con questo rumore” e non c’è più verso di farlo
mangiare
Scherzi a parte questi bambini crescono bene ma i genitori
vivono nell’ansia continua del cibo che diventa l’argomento di conversazione e
di conflitto principale tra loro, tra loro e i nonni. I bambini, che in questo
modello “non mi mangia” sono costituzionalmente di scarso appettito ne
approfittano per ridurre queste famiglie in totale schiavitù, vengono
instaurate diete improprie per un bambino dove prevalgono cibi preconfezionati
e fritti (anche 3-4 volte alla settimana patatine fritte o milanese). Alcuni di
questi bambini si mettono a mangiare quando vanno all’asilo, altri, la maggior
parte, non mangiano neanche all’asilo per cui le mamme richiedono diete
“speciali” o chiedono al pediatra di inventare malattie inesistenti per fargli
preparare quelle poche cose che il bambino mangia..
Queste famiglie fanno contenti i produttori di farmaci, vitamine,
integratori, pappe reali, erbe ecc. che vengono somministrati in quantità. Anni
fa ho visto in un albergo una mamma che somministrava religiosamente al figlio
di 6-7 anni, magro e vivacissimo,
a tavola, 5-6 tipi diversi di “prodotti”, il padre guardava con aria triste la
moglie e il figlio e un giorno è uscito con la frase “con tutta sta roba che
prende mio figlio dovrebbe essere come Schwartzneger”.
Cari genitori parlate di questi “problemi” che a volte
creano più preoccupazione di malattie reali o che vengono vissuti molto male
con il pediatra ma MAI in presenza di vostro figlio. E quando il bambino non
mangia non litigate, per il cibo davanti a lui. Il pediatra vi darà dei
consigli che, forse, non vi piaceranno
(farlo saltare qualche pasto), dei comportamenti da tenere e molte meno
medicine (anzi spesso nessuna medicina) di quanto vogliate.
Nel passato veniva usato nei bambini che non mangiavano un
farmaco nato come antiallergico i cui effetti collaterali erano sonnolenza ed
aumento dell’appetito e facciamo fatica a convincere alcuni genitori che è
innaturale dare un farmaco, tra l’altro poco sperimentato nel bambino, per
sfruttare degli effetti collaterali.
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