martedì 14 agosto 2012

GENITORI ELICOTTERO E BAMBINI TIRANNI

GENITORI ELICOTTERO E BAMBINI TIRANNI

Sono quei genitori che sono molto vicini ai loro figli e che li aiutano a superare tutti gli ostacoli che incontrano, soprattutto in ambito scolastico. I genitori elicottero sono sempre sopra i propri figli e cercano di provvedere ai loro bisogni, indipendentemente dall'effettivo bisogno dei figli di vedersi risolti tutti i problemi, spesso ancor prima che si presentino.
Torneremo su questo tema con la segnalazione di un libro che consiglio a tutti “L’essenziale per crescere”  (Educare senza i superfluo) di Daniele Novara e Silvia Calvi
Libro che consiglio a tutti: genitori, aspiranti genitori, amici di famiglie con figli, nonni ecc.
Un richiamo a cosa significa educare un bambino e non solo “accudirlo” o tirarlo su diviso in vari capitoli per età e il cui autore verrà a Genova in una iniziativa DI LABORPACE di giornate dedicate ai genitori (http://www.caritasgenova.it/old/LaborPace/Laborpace.htm)
In un recente articolo sul Corriere della Sera di cui riporto vari punti (articolo a questo link:
viene scritto come  l’iperpadre e l’ipermadre, ( “genitori- elicottero”), hanno trasformato il desiderio di iscrivere i figli in una delle migliori università americane in ossessione. Li vogliono vedere nelle accademie dell’eccellenza anche se non sono gran che portati per lo studio. Anzi, proprio per questo: temono che senza una laurea al top, i loro ragazzi resteranno indietro in questo mondo sempre più competitivo. Solo che così li sottopongono a pressioni enormi: una porta aperta alla frustrazione e all’infelicità. RISULTATI?  la moltiplicazione dei casi di abuso di farmaci e stimolanti, gli studenti devastati che non riescono a tenere il passo, giovani in crisi perché incapaci di definire la loro identità. (Madeline Levine, psicologa di San Francisco specializzata nei problemi dell’adolescenza, ha pubblicato negli Usa il libro Teach Your Children Well («Educate i vostri figli nel modo giusto»).
Sepolti da montagne di giocattoli, vestiti, fotocamere, computer, telefonini, tavole per il surf e la neve, playstation molti bambini (definiti da Novara “TIRANNI” finiscono poi per  essere travolti dall’ansia di successo che divora i loro ipergenitori.
I DATI: 25% degli studenti dei campus con sintomi di depressione. La droga, l’abuso di alcol, il 17 per cento che soffre di attacchi d’ansia, i suicidi in aumento. E l’abuso di farmaci: antidepressivi e stimolanti, per migliorare il profitto agli esami. Quasi il 30 per cento degli studenti, ormai, dipende da pillole di vario tipo.
Il mondo globalizzato, però, è inevitabilmente più competitivo. E anche più meritocratico. Se non lavori duro non vai avanti. Spesso i ragazzi viziati passano la giornata tra playstation e sport in tv, se non c’è la pressione dei genitori.
«Non dico che non debbano essere spinti a lavorare sodo. Inculcare l’etica del lavoro, pretendere un certo livello di disciplina, è essenziale. Quello che non funziona è proiettare la propria ambizione smisurata sui figli pensando più alla battaglia delle carriere che alla loro crescita emotiva. La costruzione della loro personalità, coinvolgerli nelle attività e responsabilità familiari è più importante che costruire un percorso per Harvard fin dagli anni dell’asilo. La cosa più importante da dare ai propri figli è consapevolezza, una robusta fiducia in se stessi. Indicare loro un percorso, anche col proprio esempio. Sere fa, a cena con amici, uno di loro ha spiegato con orgoglio che negli ultimi cinque anni non ha fatto nemmeno un giorno di ferie. Tornati a casa mio figlio mi ha chiesto, disorientato: “Mamma, ma è una buona cosa non fare vacanze?”. Se non ti sforzi quotidianamente di aiutare la crescita emotiva dei tuoi ragazzi, se dai messaggi sbagliati o contraddittori e poi pompi allo spasimo le loro ambizioni accademiche, rischi di fare di loro dei disadattati. In America, ma forse anche altrove, il treno dell’autostima sta deragliando».
Come si aiutano i figli nella loro crescita emotiva?
«I ragazzi da noi cominciano a uscire di casa da soli, a fare i primi giri in bici dell’isolato, a 12-13 anni. Le prime esperienze sessuali le fanno a 16-17. In mezzo ci sono mille cose importanti per la maturazione. Quattro anni sono pochi, ma sono cruciali, non bisogna sbagliare. Quando decidiamo, di volta in volta, quanta libertà lasciamo loro, l’errore principale che rischiamo è quello di fare la scelta che minimizza la nostra ansia, anziché quella che stimola il loro senso di responsabilità. Invece dobbiamo capire che l’eccesso di protezione è dannoso, che se un ragazzino è pronto per andare a comprare qualcosa nel negozio in fondo alla strada, deve tentare. Anche se poi torna con l’acquisto sbagliato o paga più del dovuto. Certo, se vivi in un ghetto infestato di criminali è diverso, ma chi legge libri come questo in genere abita in quartieri sicuri. Dobbiamo imparare a dominare l’ansia, accettare che la crescita di nostro figlio è fatta anche di questo: io li chiamo “fallimenti di successo”. E pazienza se qualche sera dovremo restare svegli più a lungo chiedendoci se in quel momento nostro figlio si sta comportando da persona matura».
Inutile forzare chi non è dotato, dice lei. «È un problema di equilibrio, di costi e benefici. Stimolare i ragazzi che hanno già una solida fisionomia mentale, creare una disciplina di studio, ambire a un buon titolo accademico, è giusto. Ma è un problema di misura: sappiamo valutare le possibilità dei nostri figli? Anni fa quando ero sulla East Coast, a Long Island, il 60 per cento degli allievi del liceo pubblico di Scarsdale ha fatto domanda per entrare nelle università “esclusive”. La maggioranza: ma non siamo tutti fatti per Harvard. E un ragazzo normale non diventa un grande talento solo perché calpesta l’erba del campus di Yale. Le conseguenze, come le dicevo, le vediamo nelle statistiche del disagio e nell’abuso di farmaci».
D’altra parte nel mondo globalizzato la competizione per il lavoro è sempre più dura. E i nostri ragazzi appagati da un benessere che ora rischia di svanire, devono vedersela con la gioventù dei Paesi emergenti che ha ancora più fame di successo. 

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