martedì 31 maggio 2016

PROMUOVIAMO I VACCINI…MA CON L’INFORMAZIONE E L’ALLEANZA E NON CON L’OBBLIGO: LA poszione dell'ACP

PROMUOVIAMO I VACCINI…MA CON L’INFORMAZIONE E L’ALLEANZA E NON CON L’OBBLIGO: la posizione dell'ACP
CONCORDO PIENAMENTE CON QUESTO ARTICOLO DE “Il Sole 24 Ore” da parte dell’ACP (Asoociazione culturale Pediatri) http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/lavoro-e-professione/2016-05-31/divieto-scuola-i-non-vaccinati-perplessita-pediatri-ci-rimettono-solo-bambini-161308.php?uuid=ADndmIT  . Qui sotto alcune riflessioni
Come pediatra che promuove l’informazione e la diffusione delle vaccinazioni NON SONO D’ACCORDO CHE Per frequentare  la scuola i vaccini “obbligatori” debbano diventare  “obbligatori”!!! (già questo è un paradosso…se sono obbligatori….)
Ritengo che un percorso vaccinale efficiente ed efficace è possibile  non obbligando i genitori alla vaccinazione dei propri figli  ma attraverso una corretta informazione e comunicazione basata sul rapporto di fiducia tra cittadini e operatori del sistema sanitario che restituisca al sistema vaccinale il consenso necessario per uno stato di salute omogeneo a tutti gli abitanti del nostro Paese.

A seguito del  calo vaccinale che si sta registrando nel nostro Paese, gli  assessori alla Sanità delle Regioni, avrebbero infatti proposto di inserire nel nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale una norma che impedisce l’accesso alle scuole ai bambini che non sono in regola con le vaccinazioni obbligatorie.
Dal 1991 nessun vaccino è stato messo come obbligatorio ma, da allora, la vaccinazione è stata vista come un DIRITTO e non un DOVERE che la famiglia esercita CONSAPEVOLMENTE dopo una informazione completa da parte degli operatori sanitari.
Vero è che nulla è stato fatto da Istituzioni (MINISTERO, REGIONI, ASL E ORDINI PROFESSIONALI) per promuovere questa cultura né è stato fatto qualcosa per arginare la diffusione di informazioni in palese contrasto con l’evidenza scientifica e che stanno contribuendo al calo delle vaccinazioni e ai conseguenti rischi di salute per tutti.
Ma facciamo un attimo il punto sulla situazione.
In Italia esistono due tipi di vaccini: obbligatori e raccomandati.
I primi sono la vaccinazione antidifterica,  antipoliomielitica, antitetanica,  antiepatite virale B. Nel secondo gruppo rientrano invece tutti gli altri: pertosse, morbillo, parotite, rosolia, varicella,  infezioni da Haemophilus Influenza b (Hib), meningococco C, meningococco B, Altri tipi di meningococco, pneumococco, rotavirus, influenza e papillomavirus. Va detto però che i vaccini non obbligatori, ad eccezione dei nuovi  (quelli contro la meningite da meningococco), rientrano nei Lea (i livelli essenziali di assistenza).
Non tutte le Regioni li offrono gratuitamente perché ogni Regione può adottare una politica diversa, con un effetto a macchia di leopardo che comporta una Sanità diversa da Regione a Regione, in palese contrasto col dettato della nostra Costituzione.
Infatti, non è accettabile che non possa esistere un Servizio vaccinale unico, nazionale, affinchè ad ogni bambino, e in particolare ai più svantaggiati dal punto di vista sociale, va garantita la possibilità di avere lo stesso tipo di accesso alle cure e alla prevenzione primaria.
Questa disomogeneità è sicuramente anche una delle cause della disaffezione e del trend di riduzione delle coperture vaccinali cui stiamo forse troppo passivamente assistendo da alcuni anni.
Questo puzzle provoca disorientamento e in alcuni casi contraddittorietà di comportamenti sia del personale sanitario sia nella popolazione che ha sempre meno certezze sui vaccini necessari.
Non è accettabile che il calendario vaccinale oggi in uso, per esempio, a Palermo sia diverso da quello di Milano. Abbiamo bisogno di un sistema vaccinale realmente nazionale, basato sui principi di appropriatezza e di priorità e che sia facilmente accessibile e in grado di effettuare e diffondere rapidamente valutazioni dei rischi epidemiologici e dei benefici ottenibili con le vaccinazioni.
Un sistema in grado di riferire rapidamente sulle coperture effettive e sul peso reale delle reazioni avverse attribuibili ai vaccini, così che gli anti-vaccinatori non possano impunemente amplificare la paura della gente.
Negli anni la differenza tra vaccinazioni raccomandate e obbligatorie, non prevedibile dagli allora legislatori dell’obbligo vaccinale, ha portato problemi crescenti man mano che la lista delle vaccinazioni non obbligatorie è andata crescendo. Donato Greco di Epicentro ne cita solo alcune:

    la percezione della popolazione e degli operatori sanitarie che le obbligatorie fossero quelle buone, mentre le raccomandate fossero di serie B

    la scarsa attenzione degli operatori e delle aziende sanitarie verso le vaccinazioni: un rituale obbligato e automatico che non richiedeva alcun impegno di comunicazione medico-genitori, né azioni di modernizzazione del processo (anagrafi vaccinali, registri, follow up, registri degli effetti collaterali, verifiche di efficacia e qualità ecc). Si tratta di aspetti emersi con le vaccinazioni raccomandate
    la depressione della ricerca e della comunicazione sui vaccini: una nicchia protetta di mercato fisso a basso rendimento, e quindi a scarso investimento
    la deresponsabilizzazione della dirigenza sanitaria verso le vaccinazioni raccomandate: siamo arrivati, in anni recenti, a numerosi casi di direttori generali di Asl che, furiosamente impegnati nei pareggi di bilancio, hanno lesinato i pochi denari necessari alle vaccinazioni raccomandate, limitandosi a quelle obbligatorie. la deresponsabilizzazione del medico: perché devo assumermi una sia pur piccola responsabilità di contenzioso per eventuali effetti collaterali, prescrivendo un vaccino che non è obbligatorio?...
    il sostegno ai movimenti antivaccinali che proprio sull’obbligo vaccinale fanno proseliti
    la deresponsabilizzazione dell’individuo verso la prevenzione, vista non come un necessario impegno personale, ma delegata all’autorità, in stile populisticamente comodo ma non efficace.

Un altro punto a favore del calo vaccinale è forse anche da imputare al numero dei vaccini obbligatori somministrati. Il Codacons già a suo tempo aveva denunciato a diverse Procure della Repubblica la pratica seguita dal SSN  di iniettare ai bambini un vaccino esavalente, nonostante la legge riconosca solo 4 vaccini obbligatori. Nello specifico –il D.M. 7 aprile 1999 riconosce come obbligatori  l’antidifterite, l’antitetanica, l’antipoliomelite e l’antiepatite virale B. Tuttavia nelle Asl, viene fornito ed iniettato ai piccoli un vaccino esavalente che contiene anche due vaccini facoltativi ossia pertosse ed infezioni da Haemophilus influenzale di tipo b. T. Questa modalità deve essere necessariamente  chiarita ai genitori  che si sono confusi dal bombardamento di notizie attraverso i social network.
In ultimo bisogna anche tenere conto che in tutto il mondo occidentale esiste il diritto alla prevenzione vaccinale ma non l’obbligo di legge alla vaccinazione. I risultati sono soddisfacenti con programmi di offerta attiva da parte dei servizi sanitari che prendono in carico il bimbo nuovo arrivato: diversamente l’obbligo vaccinale persiste nei Paesi dell’ex Unione Sovietica, con risultati certamente inferiori ai nostri, quando non disastrosi (vedi, per esempio, le recenti epidemie di difterite).
 Oggi il concetto di “obbligatorietà” confligge con il concetto di “promozione” della salute che è alla base di qualsiasi efficace azione preventiva: la promozione, evidentemente, coniuga la responsabilità dell’individuo con quella della comunità che, con le sue istituzioni, garantisce l’esigibilità del diritto universale alla salute, e quindi il sacrosanto diritto al bambino di non ammalare di una malattia per la quale esiste un vaccino efficace e sicuro.





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